Coach Sasha Djordjevic è stato intervistato da Walter Fuochi della Repubblica di Bologna.
Si parte dalla mancanza del pubblico:
“Prima di tutto, con la voglia di andare a ringraziare tutti, uno ad uno, quelli che sono venuti e che verranno a vederci. Per il loro coraggio, passione, sacrificio ed amore, non lo faremo mai abbastanza, in questa situazione così particolare, e così grave. Avrei voluto una finale di Supercoppa con diecimila spettatori: una festa, uno spettacolo, e anche tanto vento nelle nostre vele. Invece, ottomila sedie vuote. Tutto strano, mai vissuto. Ci stiamo adattando, noi e i nostri avversari. Non è facile. Non è scontato. Passerà, ma fino ad allora dovremo conviverci.”
L’allenatore della Virtus ammette che la squadra dovrà ripartire da zero e non dal primo posto dell’anno scorso:
“Inutile negarlo, in tutti noi è viva la consapevolezza di aver subito un colpo dal destino. Una botta di sfiga. Poi, pensando a quanto dolore abbia portato il virus, costi alle famiglie, perfino in vite umane, è chiaro che le nostre storie di sport vengono dopo, non dovremmo neppure parlarne. Però, detto questo, il nostro lavoro è competere e vincere, ed è stata dura lasciar lì una stagione in cui eravamo in testa, e non per caso, ma grazie a un gioco salito a un eccellente livello. Un punto al quale oggi non siamo. E allora si riparte da zero. Da avversarie che, passata l’estate, si sono adeguate, e anche da noi che stiamo cercando di migliorare. Perché non vanno in campo i nomi, ma i giocatori, e ancor di più le persone, che stanno dentro i nomi.”
Sasha Djordjevic esprime un giudizio sui ritmi delle due stelle Markovic e Teodosic:
“Loro come gli altri, passati attraverso mesi difficili, e adesso messi a lavorare, anche sull’abc, per ripartire. Se uno come Markovic prende il Covid a Belgrado, torna qui e di nuovo deve star fermo quindici giorni in quarantena, coi suoi muscoli pesanti da rimettere in moto, è ovvio che debba andare così. Occorre essere realisti, lavorare con umiltà, accettare gli up and down, per eliminarli. E si torna al tema di prima. L’amarezza e lo choc sono troppo freschi, siamo la squadra che, in poco più di un anno con me, ha giocato tre finali e lasciato a meta un campionato e una Eurocup in cui stava andando bene. E’ inevitabile che pesi. Magari, rigiocare ora due partite a settimana servirà a non pensarci più. Ma intanto neanche protocolli, tamponi e restrizioni aiutano. Siamo gente che fa il suo lavoro senza avere precedenti cui guardare per adeguare i comportamenti. Io so come si prepara un Mondiale, un Europeo, una finale, un playoff. Non so come si riparte dopo mesi di sosta per una pandemia. Perché nè io né nessun altro l’aveva mai vista. Cerco sempre la positività, stimolo le personalità di chi deve costruire un gruppo, però sento che è dura ricreare entusiasmo in chi si sente, senza colpe, defraudato di un lavoro ben fatto. Da fuori, spesso, guardate solo un giocatore. Ma è nelle teste di uomini che si deve entrare.”
Il tecnico virtussino parla delle differenza tra la squadra di quest’anno e quella dello scorso:
“Questa ha alzato il livello fisico, e sarà la chiave, fatte scelte in linea col basket che, anche prima di qui, ho sempre cercato di fare.”
Djordjevic esprime una sua idea sul nuovo acquisto Josh Adams:
“E’ ovvio che giocherà di più. Adams, come tutti, oggi va ad up and down. E dimmi tu se c’è uno solo dei miei giocatori che ha avuto in prestagione un rendimento lineare. Lui non è una pura guardia tiratrice,
ma ci vedo potenzialità diverse, importanti e utili al nostro gioco. Una settimana fa ci ho parlato, con Milano non è partito bene. Basta così.”
L’allenatore di Bologna espone un pensiero sulla sua squadra:
“Voglio una squadra di giocatori adattabili a ogni contesto. E qui cito un’altra particolarità del periodo. Finora ciascuno ha cercato di tornare, individualmente, dov’era rimasto. Dico vecchi e nuovi, ognuno per se, pensando ancora poco alla squadra. Così, sei solo il più grosso avversario di te stesso. Ma è una di quelle situazioni su cui non abbiamo risposte da casi simili del passato. La cercheremo giorno per giorno. Intanto, sanno già che da nessuno pretendo tutto, all’inizio si può e si deve accontentarsi anche di meno. Solo l’impegno va dato subito al 100%.”
Djordjevic accetta il paragone con Milano:
“Se la lotta sarà con loro, vorrà dire che siamo a livello. L’anno scorso gli eravamo davanti, questa l’han vinta loro, complimenti, giusto così, ma io sono già alla prossima. La più importante della vita, come dico sempre.”
Il tecnico della Virtus parla di Milano e dei suoi ragazzi:
“L’Olimpia ha fatto un mercato azzeccato, cercando, con buoni soldi, i giocatori in scadenza di contratto
posso dirlo. Hanno preso la loro strada. Mi piace insegnare qualcosa ogni giorno ai miei ragazzi, portarli a giocare senza timore, e con attenzione, senza palle perse. Abass a sfruttare la sua velocità, Tessitori il suo corpo da 5 vero, Alibegovic a usare la testa e non solo il fisico, Pajola a crescere da play, Adams a giocare come sa e a stare rilassato. Sono qui per fare risultati, ma non solo per quelli. Anche per formare giocatori oltre l’orizzonte d’una stagione.”
Infine, Djordjevic dichiara che essere in scadenza di contratto non cambia le prospettive:
“No, mi va bene cosi. Il mio lavoro di sviluppo sui giocatori, e anche le mie visioni sul gruppo, non mutano di una virgola. Alla fine ognuno farà le sue scelte. Libera la società. E libero anch’io.”
Da superbasket
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