Sergio Scariolo, coach della Segafredo Virtus Bologna, è stato intervistato da “La Gazzetta dello Sport”. Il tecnico bianconero parla della stagione delle Vu Nere, degli arrivi di Hackett e Shengelia e del nuovo ruolo di Mannion.
La Virtus Bologna di questa stagione. “Da agosto è in fase di transizione con porte girevoli e giocatori che entrano ed escono. L’arrivo di Hackett e Shengelia puntella il gruppo con esperienza, mestiere, forza mentale, maturità, elementi che di partenza la squadra non aveva a questi livelli. E poi senza Udoh e Abass si sono persi subito due pilastri difensivi”.
Lavoro continuo per il coach. “L’aggiustamento continuo è difficile ma anche sfidante. È come navigare in un mare in cui a ogni miglio c’è uno scoglio da evitare”.
Daniel Hackett: “Ha esperienza di grande squadra, maturità, capacità di prendere decisioni assennate in attacco senza essere James Harden. Rinforza la squadra in aspetti in cui era deficitaria. Queste qualità sono riconosciute dal gruppo che gli ha riservato un’ottima accoglienza”.
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Serve un lungo? “Siamo stati più di tre mesi senza l’ala forte titolare. Un ragazzo in crescita come Alibegovic ha fatto del suo meglio e a volte anche bene. Toko ha giocato e dimostrato di essere di alto livello. E credo che possa giocare minuti di qualità anche da centro: ha stazza, forza e mestiere per farlo”.
Nico Mannion. “È uno dei nostri play dietro ai titolari Pajola e Hackett. Dovrà essere pronto ad approfittare delle opportunità anche in un altro ruolo. È un ragazzo di 20 anni su cui c’è stata una fretta anormale e subnormale, da parvenu. Come dicono i latini: Natura non facit saltus. Ho grande fiducia in lui a medio termine”.
Il duo arrivato dal CSKA Mosca, alla prima insieme in Serie A, combina 31 punti, 16 rimbalzi e 4 assist:
▪️ Hackett: 16 pts+8 reb+2 ast
▪️ Shengelia: 15 pts+8 reb+2 ast #VNB | #Virtus | #LBASerieA | #Hackett | #Shengelia— Vu Nere Bologna (@VuNereBologna) March 20, 2022
Alti e bassi, campionato ed EuroCup. “Dove il livello è più alto, abbiamo pagato la costante menomazione e il fatto di partire con 12 giocatori. È stata una scelta nata da un mio errore di valutazione. Non ero un tifoso dei lunghi roster. Ho imparato mio malgrado perché le grandi squadre hanno 16-18 giocatori: per mettersi al riparo da problemi”.
Playoff EuroCup. “È importante come ci si arriva. Fisicamente non dipende solo da noi, mentalmente e tatticamente sì. Non puoi pensare agli avversari o al fattore campo ma solo a competere con la massima determinazione e durezza. Mi auguro che questa formula, che meno di delirante non l’ho sentita definire, duri solo un anno”.