INTERVISTA – Le dichiarazioni di Bryant Dusnton a “Il Resto del Carlino”. Il lungo americano fa il punto sulla stagione della Virtus Bologna e sulla leadership in spogliatoio.
Il punto sulla stagione personale e della Virtus Bologna: “In realtà tutta la squadra sta producendo una buona pallacanestro perché stiamo giocando bene soprattutto in difesa dove riusciamo ad adattarci in base all’avversario. Sentiamo la fiducia dell’allenatore ognuno di noi si fida del suo compagno. Il segreto è aver messo insieme questi aspetti seguendo le indicazioni di coach Luca Banchi”.
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Cosa deve fare la Virtus Bologna per restare nell’élite della classifica d’Eurolega? “L’errore più grande che possiamo commettere è quello di avere troppa confidenza con quello che abbiamo fatto fino a qui. Dobbiamo rimanere con i piedi per terra. L’umiltà è stata la nostra forza e deve continuare ad esserlo. Sappiamo che gli avversari saranno ancora più concentrati su di noi, forse all’inizio ci hanno un po’ sottovalutato, ma adesso hanno visto quello che possiamo fare e cercheranno di fermarci. Non possiamo concederci il lusso di pensare che esista qualcosa di facile. Questi sono gli aspetti che consentono ad un ‘top team’ di restare tale”.
Bryant Dunston quando parla in spogliatoio si fa sentire dai compagni: “I leader indiscussi sono Marco Belinelli e Toko Shengelia. Quando parlo non lo faccio mai per offendere qualcuno, ma per aiutarlo. Penso che questo approccio sia quello giusto per migliorare la nostra stagione continuando a stare sulla retta via. Il nostro è uno spogliatoio molto aperto dove parlano tutti e dove tutti possono dire la loro. Abbiamo una sola regola: quello che ci diciamo deve essere costruttivo e, quindi, deve servire per la crescita della squadra”.
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Superare il periodo di crisi (le 3 sconfitte consecutive contro Reggio Emilia, Efes Istanbul e Maccabi Tel-Aviv): “Il coach e il suo staff hanno fatto un lavoro importante di analisi di quello che non ha funzionato. Abbiamo fatto una sessione di video molto lunga dove abbiamo visto i nostri errori e poi in allenamento abbiamo cercato di correggerli. Ognuno di noi ha cercato di fare quello che io descrivo come passo in più. Volevo arrivare per primo in palestra e, invece, c’era sempre un mio compagno che già si stava allenando. Ho provato ad essere l’ultimo, ma c’era sempre qualcuno che ci stava più tempo di me. Ognuno di noi ha pensato che doveva migliorare non per se stesso, ma per il bene della squadra”.
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