Visualizzazioni: 36

Virtus Bologna, Belinelli: “L’EuroLega è l’obiettivo che abbiamo tutti”

Marco Belinelli ha rilasciato una lunga intervista a ‘Fanpage’. Il capitano della Segafredo Virtus Bologna ha parlato del suo ritorno in Italia e alle V Nere, della nazionale, di Nico Mannion, della situazione Covid-19 e del problema razzismo.

Marco, dopo 13 anni di NBA sei tornato in Italia vincendo subito Scudetto e Supercoppa con la Virtus. Come trovi cambiato il basket italiano?
“Si tratta di un campionato equilibrato, magari con 3-4 squadre sulla carta più forti rispetto alle altre che però sanno farsi rispettare e che non vanno sottovalutate. Sicuramente tutto molto diverso rispetto a 13 anni fa, quando avevo una testa diversa, un fisico diverso e quando probabilmente anche lo stesso basket era diverso. Ci sono un po’ di differenze rispetto ad allora, ma lo trovo un campionato buono. Noi (della Virtus, ndr) abbiamo anche la possibilità di fare l’EuroCup, e dunque dobbiamo sempre farci trovare pronti a preparare le partite parallelamente, cercando di essere sempre in condizioni ottime”.

Tu sei diventato il primo italiano a vincere l’Anello NBA e il trofeo Three-point Shootout, entrambi con i San -Antonio Spurs, mentre in Italia avevi già vinto una Coppa Italia con la Virtus, uno Scudetto e una Supercoppa con la Fortitudo e al tuo ritorno hai vinto subito un altro Scudetto ed una Supercoppa italiana ancora con la Virtus. Cosa pensi che manchi al tuo palmarés?
“Direi l’Eurolega, è sicuramente un obiettivo importante che abbiamo tutti, da me stesso, alla squadra, alla società, ai tifosi. Sicuramente rispetto all’anno scorso c’è stato un miglioramento importante anche dal punto di vista dell’organizzazione della società, che comunque vuole crescere, farsi trovare sempre pronta e vincere subito. Noi restiamo coi piedi per terra ovviamente: la cosa importante di quest’anno è sicuramente giocare un campionato al massimo, magari avendo un occhio di riguardo in più per l’EuroCup. Io penso sia giusto non dico darle più importanza, ma che dobbiamo avere come primo obiettivo, ovviamente pensando a partita dopo partita, por poi sperare un giorno di essere in Eurolega perché per noi, la società, i tifosi, è questo l’obiettivo più importante. Si tratta di una competizione che, personalmente, mi manca e non vedo l’ora di giocarla: ma prima dobbiamo dimostrare sul campo che meritiamo di parteciparvi”.

Tu giocavi ancora negli Stati Uniti d’America quando è scoppiata la pandemia, che anche là ha comportato ogni tipo di cambiamenti nello sport: campionato NBA fermo, palazzetti chiusi, quindi la ripartenza nella cosiddetta “bolla”. Come hai vissuto questa esperienza e quanto può avere influito nel basket questa lunga parentesi legata alla Covid?
“Beh direi che è stata, una situazione particolare. Ed in realtà lo è ancora, perché è vero che i contagi sono diminuiti, ma il virus purtroppo c’è ancora e bisogna sempre stare attenti. Sicuramente è una vita diversa da quella di qualche anno fa, sebbene sia passato un po’ dall’inizio di questo incubo, se possiamo definirlo così, che ci ha portato ad un cambiamento radicale della vita, anche per noi sportivi, che ci eravamo poi trovati a giocare le gare in palazzetti completamente vuoti e non avere la possibilità di farlo davanti ai tifosi. Poi finalmente abbiamo avuto la possibilità di vedere di nuovo gente nei palazzetti, ed avere sempre più persone sugli spalti. Certo, non siamo ancora alla normalità ma speriamo di tornarci il prima possibile: sicuramente è stato, ed è ancora, un momento particolare della vita non solo dei giocatori ma di tutte le persone”.

Nel calcio è capitato vedere giocatori che hanno avuto a che fare, così come le persone non sportive, con una depressione post Covid. Tu pensi che nel basket possano essere avvenuti casi del genere, con giocatori che hanno smesso di giocare dopo aver maturato una depressione post Covid?
“Io penso di no, nella vita ci sono cose più gravi e più importanti di questa. Che io sappia non c’è nessuno che abbia abbandonato la pallacanestro per questo motivo in particolare. Direi che tutti sappiamo nella vita quali sono le cose importanti e quali no. Certo, dobbiamo stare attenti e rispettare tutte le regole, è questo l’unico modo per poter uscire da questo brutto momento caratterizzato dal Covid”.

Tornando al basket giocato, tu hai conosciuto il mondo dell’NBA dall’interno: ci hai giocato tredici anni e ti sei imposto come giocatore di grande valore. C’è qualcosa che avresti voluto portare idealmente con te nella valigia verso l’Italia?
“Io ho sempre usato questo paragone: come per un calciatore il massimo è giocare nella Champions League, così nel basket l’NBA direi che sicuramente è il nostro “top del top”. Quello che mi sarei voluto poter portare indietro è sicuramente, dal punto di vista organizzativo e sportivo, quell’ambiente professionale in cui davvero non ti manca nulla. Un ambiente dove forse siamo anche troppo coccolati, però è un mondo perfetto. L’NBA è il sogno di qualsiasi ragazzino, ed io ho avuto la possibilità di giocarci e di vincere. Si tratta di un mondo bellissimo che io auguro di provare a tutti quanti”.

Tu hai aderito anche al movimento Black Lives Matter: pensi che esista un problema razzismo nello sport in Italia, magari anche all’interno del mondo dello sport stesso?
“Si tratta sicuramente di un tema importantissimo, un problema che abbiamo da tantissimi anni, che c’è sempre stato e che ci porteremo per tutta la vita. Penso che quello abbiamo fatto in NBA penso che sia una cosa importante, perché ce lo sentivamo, non perché dovevamo farlo. Si è trattato di una cosa positiva e sono contento di averla presentata poi anche al Papa, come giocatore italiano a rappresentare il Black Lives Matter. Io spero che nel futuro il razzismo ci sia il meno possibile, ci sono cose più importanti nella vita”.

Parlando di Nazionale Italiana, per Marco Belinelli possiamo usare ancora il futuro oppure il passato?
“Guarda, io adesso penso solo alla Virtus Bologna, ad ogni singola partita, all’EuroCup, all’obiettivo di entrare in Eurolega… quando si parlerà di Nazionale, si parlerà di Belinelli, adesso non mi sembra il caso di dare risposte”.

Con l’esperienza di chi ha giocato tanto, cosa ne pensi di Nico Mannion?
“Nico deve dimostrare tanto, ma è un talento che sono contento siamo riusciti a prendere. Sono contento di averlo come compagno di squadra, è un ragazzo giovane che deve certamente ancora dimostrare tanto. Sappiamo tutti che ha fatto una buona Olimpiade, ha trascinato la squadra e questa è sicuramente una cosa positiva. Ma adesso arriva la parte importante, adesso deve dimostrare in campo quello che sa fare e quello che tutti si aspettano. Io da compagno di squadra cercherò di dargli il mio aiuto più grande e sono contento di giocare con lui, e speriamo di vincere assieme”.

Nel futuro di Marco Belinelli cosa c’è? Un giocatore a riposo, un allenatore…
“Ma sai, io ogni tanto ci penso, però la cosa importante per me è stare bene fisicamente, lavorare, cercare di curare sempre l’alimentazione e avere sempre quel fuoco dentro che io mi sento ancora. La voglia di confrontarmi e quella di vincere. Io per adesso non ci penso, e quando lo faccio le risposte sono vaghe quindi vedremo veramente il più in là possibile spero”.

Ci lasciamo con un’ultima battuta, a tema calcistico: nel 2007 sei partito per l’NBA e per l’Inter, di cui sei tifoso, è iniziato un ciclo di vittorie culminato con il triplete. Sei tornato in Italia e l’Inter ha vinto subito uno scudetto. Può essere l’inizio di un nuovo ciclo?
“Beh, speriamo! Io simpatizzo molto per l’Inter, ho conosciuto molti giocatori negli anni. Non sono un grandissimo tifoso del calcio in generale, ma quando posso guardo con un occhio di riguardo l’Inter perché fin da piccolo non dico sono stato motivato però ho sempre seguito l’unico vero Ronaldo e quindi da lì sono impazzito per lui come giocatore ed ho iniziato a seguire l’Inter con un occhio diverso. Quindi sì, mi auguro che possa iniziare un ciclo di vittorie anche per loro e che possano vincere il più possibile”.

Foto: Virtus.it