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L’intervento di Scariolo al Podcast “Area 52”

A Brindisi, dal +24 in poi, è successo di tutto. Nonostante una grande rimonta da parte dei pugliesi, ho notato molte più critiche alla Virtus che complimenti alla squadra di Vitucci, qual è il suo pensiero in merito?

“È tipico di noi italiani, se ci può essere una doppia interpretazione scegliamo sempre quella più negativa, siamo i campioni del mondo in questo. Complimenti a Brindisi, hanno fatto un ottimo ultimo quarto e una grande rimonta che a causa delle critiche a noi rischia di non essere considerata a sufficienza. È un grande difetto del nostro paese, non mi sembra che questa atmosfera abbia portata la pallacanestro italiana ad un livello più alto, ma contenti noi…”

Giovedì scorso contro il Panathinaikos era una partita decisiva, una sconfitta avrebbe compromesso la vostra Eurolega. Avendola vista dal vivo, la considero una vittoria importante anche per le facce dei giocatori, il body language è fondamentale per pensare di competere.

“In effetti è cosi, l’importante è rimanere sul pezzo e competere, soltanto una persona con poca conoscenza avrebbe potuto pensare che potessimo puntare a vincere già quest’anno. La linea del successo di una struttura con poca esperienza al primo anno in Eurolega dopo vent’anni e senza tanti giocatori che avevano giocato a questo livello è l’essere competitivi. Ci sono giovani che crescono, ci sono infortuni, io che sono nel mondo della pallacanestro da un po’ so che sarebbe stato difficile entrare nel gruppo che realmente lotta già da quest’anno. Noi dobbiamo giocare con orgoglio, dobbiamo dimostrare la nostra competitività, dobbiamo essere combattivi fino all’ultimo in maniera energica. È chiaro che perdere partite vincibili da fastidio, ma anche vincere inaspettatamente non ti certifica come migliore, significa solo che hai giocato alla grande.”

Nel corso della tua carriera hai allenato coppie di lunghi eccelsi, quest’anno la Virtus è decisamente la migliore per spaziature e movimento dei lunghi in Eurolega. Quanto è difficile costruire qualcosa partendo da un reparto lunghi nella pallacanestro moderna?

“Stavo guardando il Bayern proprio oggi pomeriggio, notando che hanno un sacco di giocatori in grado di battere un cambio della difesa attaccando da fuori. Ci sono Winston, Weiler-Babb, Winston, anche Jaramaz, dispongono di un’arma importante per attaccare le difese che non concedono un vantaggio già dopo la prima opzione offensiva. Noi non abbiamo questo tipo di qualità, le dovremo acquisire, però lavoriamo bene per creare i migliori angoli possibili affinché la palla arrivi dentro, in modo da attaccare gli adeguamenti della difesa nei mismatch spalle a canestro. Se non ci riusciamo muovendo la palla dobbiamo farlo nel momento in cui arrivano aiuti profondi o raddoppi. È la struttura della squadra, non abbiamo lunghi devastanti, dobbiamo lavorare bene e avere la capacità di muovere la palla quando la difesa è più aggressiva con gli aiuti. Toko Shengelia lo fa molto bene, Bako e Jaiteh sono migliorati, certo ogni squadra ha una sua forma di essere e noi dobbiamo potenziare la nostra in attesa di poter crescere col passare del tempo.”

Di esperienza ne hai da vendere, ma è la prima anche per te nel format odierno dell’Eurolega. Quali cambiamenti ha apportato il calendario alle tue solite abitudini?

“Ogni competizione ti costringe ad abitudini diverse in base alle sue esigenze. Ogni volta cerchi di trovare la formula migliore possibile, gli anni con Toronto mi hanno dato grandi insegnamenti in questo senso, non ho avuto grandi difficoltà. L’esigenza dell’Eurolega dal punto di vista fisico è brutale, al contrario non sono rimasto sorpreso tatticamente. Purtroppo determinati giocatori non riescono a rimanere al passo, è impossibile chiedergli uno sforzo di questo tipo ogni due/tre giorni. Poi ci sono i mezzi infortuni che non impediscono di giocare ma ti limitano nel rendimento e rischiano di essere trascinati. L’impatto fisico è tremendo sui due lati del campo, è necessario che un giocatore renda sia in attacco che in difesa. Perché Teodosic sta disputando una grande Eurolega? Grazie ad una difesa di alto livello. Anche Pajola sta facendo bene, ma solo perché è cresciuto in attacco, non si può essere giocatori top se non si va oltre alle proprie qualità, devi essere sufficiente anche nelle fasi in cui sei più debole. Necessita di fatica e concentrazione in tutte le partite, non ci sono match facili almeno per noi. L’altro giorno un componente della squadra si è chiesto se arrivassimo almeno ad un titolo di media per giocatore. Dobbiamo dare sempre al 100% in campo e questo costa fatica.”

Quali sono le condizioni di Lundberg? Lo abbiamo visto malconcio ieri, sembrava avere un problema ad un dito.

“È un esempio perfetto degli infortuni di medio livello a cui mi riferivo prima, Iffe convive con questo dolore da settimane e ne è condizionato anche mentalmente. La risonanza magnetica ha escluso fratture ma ha rilevato un ematoma forte. Faremo un vertice domani, il giocatore si sta sforzando e il rendimento è calato moltissimo da quando sono iniziati i problemi. Sono decisioni delicate, non sai mai se trascinare gli infortuni cercando di giovare dal sacrificio dell’atleta oppure se fermarlo per farlo recuperare al meglio. Questo tipo di scelte sono all’ordine del giorno, anche ieri il turnover è stato obbligato, al momento abbiamo giocatori che scenderebbero in campo solo se la partita fosse una finale. In quel caso li si mette in condizione, ma non si può pensare di farlo di continuo. L’esigenza fisica della competizione si riflette nel campionato, dove le avversarie hanno vantaggi fisici e sono molto difficili da battere.”

Pajola sta disputando un’ottima Eurolega, lo abbiamo sempre conosciuto come eccellente difensore, ma come hai già detto per restare al top hai bisogno di essere sufficiente anche nell’altra metà campo. Mi sembra che ci stia riuscendo, noti anche tu miglioramenti offensivi?

“Credo che Pajo sia sotto gli occhi di tutti per la sua crescita. Ieri ha disputato una gara mediocre ma può succedere, la capacità di giocare al massimo della tensione mentale e di rimanere concentrati ogni due giorni è qualità di un numero ristretto di giocatori e si acquisisce e con tempo ed esperienza. Ale è sull’ottima strada, ha fatto passi avanti e credo che il tiro piedi per terra non sia il suo tallone d’Achille come credono in molti. Il ragazzo sa qual è il suo margine di crescita, che riguarda la creatività una volta messa la palla a terra. I tiri sugli scarichi deve continuare a prenderli nonostante le percentuali, sta facendo passi importanti anche considerando un’età ancora giovane.”

Tu sei uno dei pochi che parla del tema arbitrale con equilibrio. Nella prima parte di stagione generalmente avevano fatto bene, ma ora appare chiaro come manchi un ricambio. A volte viene interpretato male anche lo spirito del gioco, come nel caso del famoso fallo di Ojeleye. Una tua valutazione?

“Devo ammettere come oggi non sia il giorno ideale, ho appena rivisto la partita di ieri. Va bene farsi rimontare, ma gli arbitri ieri hanno fatto male, nonostante alcuni minuti scadenti a volte si riesce a vincere. Purtroppo ci sono stati diversi errori nel corso della stagione, fanno parte del gioco, vanno accettati anche se quando capisci di aver lasciato punti per strada a causa dell’arbitraggio prende forma l’amarezza. Non credo al famoso detto che alla fine le cose si compensino, dipende tutto dalla fortuna, non ci sono fattori matematici in gioco. Quando gli errori si ripetono, certo ci si innervosisce. Ma come sbagliano gli arbitri sbagliano anche i giocatori, gli allenatori, i dirigenti. Un discorso più generale riguarda il bacino della scelta, in questo senso la frattura FIBA-Eurolega crea un problema importante, priva due competizioni di un gran numero di buoni arbitri che potrebbe creare due effetti. Per prima cosa ci potrebbero essere terne sempre composte da tre buoni arbitri, in secondo aumenterebbe la concorrenza. Come in tutti i mestieri quando sei tra i migliori sei si un’eccellenza, ma poi magari ti senti anche troppo bravo e lì diventi meno attento e più prepotente. In tutti in tutti i lavori, più c’è competenza e qualità meno il singolo è indispensabile. La concorrenza è il principio del mercato.”

Vi manca un handler creatore dal palleggio? In questa Eurolega quattordici squadre su diciotto hanno un esterno ruoli come principale riferimento, fanno eccezione Vezenkov, Rubit e Motley. Tu hai Milos e Toko, ma Milos è più un creatore per gli altri, la Virtus del futuro avrà bisogno di quel tipo di giocatore?

“Non c’è dubbio che siamo una squadra in costruzione, un gruppo che ha dovuto competere ad un livello più basso e che ora sta cercando di capire come reggere il nuovo livello. Se vuoi arrivare al top devi completare la squadra sotto diversi punti di vista. Anche qua c’è una concorrenza aperta, chi dimostra di migliorare e crescere ha più probabilità di poter avere un ruolo importante in continuità nel tempo. Possono trovare spazio anche gli specialisti ad alta affidabilità, non è questione di ruoli, ci sono diverse fasi del gioco in cui ognuno deve migliorare. Questa è componente è importante, noi al momento siamo una squadra che deve giocare molto bene per poter poter avere una produzione alta. Chi ha meno fenomeni che giocano isolamenti con facilità in gruppo deve giocare in maniera più collettiva. Se vogliamo migliorare abbiamo il dovere di mantenere il gioco corale, aggiungendo qualità nell’individuale. Se fossi un giocatore sarei contento di questa situazione, perché mi porterebbe a dare il massimo dandomi l’occasione di migliorare.”

Se non si migliora, si peggiora, lo stimolo è necessario in questo senso.

“Infatti, gli altri migliorano sempre. Rispetto all’Eurolega di di quattro anni fa è cambiato il mondo. Dove c’era un gruppo di squadre senza organizzazione societaria ora c’è un livello altissimo, ci sono organici ricchi di talento, lunghi e ben allenati. La qualità dei viaggi è alta, i palazzetti sono sempre moderni e pienissimi. Gli altri migliorano, anche tu devi migliorare per restare al passo.”

Qualche settimana fa sentivo un’intervista di Thomas riguardante l’estate scorsa, dove è stato riportato il vostro interesse ma alla fine scelse di andare a Milano. A quel punto voi siete andati su Ojeleye, che mi sembra stia facendo bene.

“Deshaun rappresenta uno dei momenti nel quale ho seguito personalmente tutto, noi eravamo nella situazione di decidere e abbiamo optato per Ojeleye. Ci piaceva Thomas, ma la scelta è stata Semi in funzione di una qualità globalmente superiore. Ho grande stima e rispetto per Thomas, che comunque avevamo considerato, anche se poi l’altra situazione ci ha interessato di più. Noi siamo contenti, Thomas è contento e lo è anche Ojeleye, siamo tutti felici.”

Ojeleye si è dimostrato subito pronto a questi livelli

“Semi è molto competitivo, ma per competere contro le grandi devi fare qualche scommessa. I nostri centri, tanto criticati, sono di ottima qualità/prezzo. Devi scommettere e sperare, non puoi rischiare tutte le scelte e non puoi comporre una squadra solo di super veterani. Occorre trovare un equilibrio. Nella fattispecie sono felicissimo della scelta e spero davvero che rimanga sano perché nel mese in cui è stato infortunato la sua assenza si è fatta sentire come Toko a novembre. La nostra necessità è che alcuni elementi siano in sani e in forma, se ci riusciremo saremo di certo competitivi.”