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LBA Finals 2023, Olimpia Milano-Virtus Bologna: la sala stampa della vigilia

Foto: Virtus.it

Le dichiarazioni di coach Ettore Messina e di coach Sergio Scariolo alla vigilia delle LBA Finals 2023 tra ed EA7 Emporio Armani Milano e Segafredo Virtus Bologna.

OLIMPIA MILANO
Coach Ettore Messina: “Mi aspetto una serie molto equilibrata, in cui è impossibile fare previsioni sull’esito. Tra noi e la Virtus esiste una rivalità che mi ricorda quella tra Lakers e Celtics degli anni ’80 che ebbe un ruolo decisivo nel rilanciare la NBA, non solo per lo spettacolo in campo, ma anche per la visibilità del movimento e la grande qualità dei giocatori. Le piccole cose decideranno le singole partite a cominciare da Gara 1, che oggi ha tutta la nostra attenzione, quindi principalmente difesa e rimbalzi per non dipendere troppo dalle percentuali di tiro. Affrontiamo questa finale con umiltà, sapendo di aver perso quattro volte su cinque contro Bologna, ma con la fiducia generata dalla qualità di gioco espressa durante i playoff. Continuando a giocare con coesione e coraggio tenteremo di ottenere il risultato che desideriamo per la proprietà, per noi stessi e per il pubblico che ci ha sempre sostenuto, in particolar modo in questi playoff”.

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VIRTUS BOLOGNA
Coach Sergio Scariolo: “Penso che abbiamo ultimato una buona settimana di preparazione, i giocatori arrivano tutti in discrete condizioni fisiche e mentali. D’altro canto affrontiamo questa finale con grande umiltà soprattutto, quelli che hanno vinto tanto nelle loro vite, sanno che i proclami, l’arroganza e il fischiettare nel bosco sono forme per nascondere complessi di inferiorità che non abbiamo. Viceversa abbiamo un grande rispetto per il nostro avversario, siamo coscienti che partiamo da dietro, loro sono i campioni, loro sono i primi in classifica, loro hanno il fattore campo noi siamo di rincorsa con la necessità di fare lo sforzo extra per raggiungerli, per lottare, per essere all’altezza e tocca a noi dimostrare di saper riempire questa distanza ovviamente con fiducia di poterlo fare ma anche, ripeto, con coscienza della difficoltà del compito. Chiaramente l’obiettivo è sempre di fare tutto quello che è nelle nostre mani, sappiamo che abbiamo di fronte un avversario fortissimo non solo in difesa ma con un grande potenziale offensivo, un grande allenatore, grandi difensori, grande organizzazione quindi con molta umiltà, ripeto, ma con voglia di lottare e giocarcela. Ho detto la volta scorsa che siamo sereni perchè quando sei la seconda squadra del ranking il tuo obbligo è arrivare alla finale e questo lo abbiamo compiuto: adesso vogliamo provarci, con tutta l’energia, l’entusiasmo e la voglia del mondo di fare una bella serie.
Sono state due belle serie, con qualche piccolo momento di minore efficienza, però chiaramente stiamo parlando di realtà completamente diverse rispetto a quella che troveremo soprattutto dal punto di vista fisico e dell’abitudine a giocare per questo tipo di obiettivo: certamente quello importante e fondamentale è quello che non abbiamo avuto per tutto l’anno, cioè aver ritrovato salute e una buona condizione fisica, dico buona o quantomeno discreta con qualche eccezione ma insomma sopra la sufficienza in tutti i giocatori presenti. E’ l’unica cosa che fa la differenza, quantomeno rispetto al recente passato.
Avremo una opposizione diversa sotto tutti i punti di vista, fisico, tattico, dell’esperienza dei giocatori, quindi nelle prime due serie eravamo la squadra di riferimento adesso lo sono loro e dobbiamo metterli nel bersaglio e cercare di attaccarli da sotto, di rimontarli, di essere quelli che corrono dietro alla lepre e, quando abbiamo avuto salute e la possibilità di allenarci bene in virtù della presenza di un numero alto di giocatori sani, abbiamo cercato sempre di giocare con velocità e in maniera piacevole e rapida. Dobbiamo però anche essere pronti a giocare a metà campo perchè ci saranno possessi a metà campo e soprattutto dobbiamo essere pronti a difendere per 24 secondi perchè Milano è una squadra molto brava nell’avere pazienza e riuscire a trovare un buon tiro con l’esperienza brutale in tutti i suoi giocatori senza fare stupidaggini prima di arrivare anche, se occorre, negli ultimi 3-4 secondi del possesso”.

“La mia Virtus? Ho detto che finalmente è la squadra, con tutti i problemi che abbiamo avuto, o la società per meglio dire, ha avuto per costruirla all’inizio dell’anno, poi è stato un continuo trovare una quadratura difficile sia per la struttura originale della squadra che per la catena di assenze ed infortuni. Adesso siamo, credo, abbiamo superato qualche settimana al completo e abbiamo potuto allenarci e giocare secondo quella che è la nostra idea originale”.

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“Non c’è rivincita quando trovi un avversario di partenza, in stagione, più forte, in concreto nella serie più forte, in una condizione fisica migliore. Queste sono parole che possono usare quelli che non sono abituati a vincere ma non a vincere stando a 150 metri dal campo, ma quelli che stiamo nelle finali, quelli che siamo in allenamento e nelle partite, quelli che siamo a giocare i campionati del mondo, i campionati europei, quelli che siamo di questo mestiere sappiamo che la motivazione è quella di fare il meglio di te stesso e di provare a vincere contro un avversario che se sarà più forte andremo a stringergli la mano perchè sappiamo che abbiamo, per adesso, compiuto il nostro dovere: da adesso in poi è dar guerra all’avversario che ti sta davanti e dare il massimo per avvicinarci e poterci aggrappare, arraffare, qualcosa se ce lo mettono a tiro.

“Teodosic? Non in condizioni ottimali ma sufficienti per permettergli di giocare”.

“Ho parlato di differenze di struttura, tra le filosofie societarie, enormi, differenze nello stile di gioco, grandi, differenze nei mezzi a disposizione, l’ho già detto, lo sanno tutti, per cui non ho detto null’altro che verità lapalissiane che solo un cieco o uno in cattiva fede non possono vedere. Dal momento che qui siamo tutti vedenti e in buona fede stiamo parlando di banalità. A volte vanno rinforzate perchè la superficialità, la grossolanità, la voglia di mettere i titoli, le etichette e i cliché, porta a fare dei gran mischioni e grandi accomunazioni di concetti che viceversa in molti casi sono diversi.”

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